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iPhones e foto zombie

Allo scrivente era già successo tempo addietro e fu uno dei motivi per cui concepì AnoniCloud.

Fu un mattino del lontano 2017 quando con l’allora iPhone aprì l’app « Foto ». Con suo immenso stupore notò fotografie cancellate da tempo immemore, riapparse nella sua galleria!

Disappunto, stupore, dubbio: « Avevo già cancellato quelle immagini… ne sono (quasi) sicuro! Ancora? Perché? »

Il vostro autore era (ed è) paranoico e iniziò a pensare, iniziò ad immedesimarsi nella persona il cui telefono finisce in mani sbagliate – in qualche modo sbloccato – e fotografie che non si sarebbero mai dovute vedere riappaiono dagli inferi come la più spaventosa creatura che avremmo mai potuto incontrare!

Mi consultai con un amico fidato ed entrambi arrivammo alla conclusione logica che « in Apple hanno fatto il ripristino di qualche backup ». 

Inaccettabile: Come ciò che è morto deve rimanere morto, ciò che è cancellato deve rimanere cancellato.

Arriva poi la nostra anima complottista: Apple, cosa non ci racconti? Cosa ne fai delle nostre più intime fotografie?

Già nel 2023 Jeffrey Paul scoprì che semplicemente selezionando una qualsiasi immagine sul proprio mac (su cui iCloud non era stato configurato) partiva traffico di rete direzione Cupertino, CA; una qualsiasi immagine quindi viene mandata ad Apple… Perché?

Ora questo articolo su Forbes – iOS 17.5: Concern As iPhone Users Report Deleted Photos Are Reappearing – riprende e conferma la mia vecchia esperienza: Quando è un singolo utente che nota una « cosa strana » si punta all’errore di manovra ma se arriva Forbes a parlarne… beh il problema allora è veramente grave!

Le cause sono di la dall’essere comprese: Ciò che l’utente ha cancellato molto probabilmente è solo « mascherato » ma comunque presente, ad imperitura memoria, per uso futuro.

Ad AnoniCloud siamo veramente contenti di aver creato AnoniCamera: Se una fotografia in AnoniCamera, powered by AnoniCloud, non vi piace (o non vi serve più) e la volete seppellire, noi non solo la facciamo fuori, ma gli conficchiamo anche un bel paletto di frassino nel cuore: La prudenza non è mai troppa!

Il Ritorno degli Zombie (Un racconto gotico)

In un piccolo paese nascosto tra le montagne, la vita scorreva tranquilla e senza intoppi. Gli abitanti erano abituati alla loro routine quotidiana, ignari del fatto che sotto i loro piedi si nascondeva un segreto oscuro. Si narrava che ogni cent’anni, quando la luna piena coincideva con il solstizio d’estate, gli zombie, creature della notte, tornassero in vita.

La leggenda raccontava di un antico cimitero, situato proprio al di fuori del paese, dove riposavano gli abitanti di un’epoca lontana, vittime di una misteriosa piaga. Non erano morti comuni ma esseri che avevano stretto un patto con le forze oscure per ottenere l’immortalità. Tuttavia, il prezzo da pagare era alto: Dovevano ritornare come non-morti ogni cent’anni, per vagare nella notte alla ricerca di nuove anime da unire al loro eterno tormento.

La notte fatidica stava per arrivare e i segni erano chiari: La luna piena splendeva più grande e luminosa che mai e un vento gelido soffiava dalle montagne, portando con sé un brivido che penetrava fino alle ossa. Gli abitanti, sentendo l’aria carica di tensione, si chiudevano in casa dopo il tramonto, sussurrando preghiere per proteggersi dal male.

Quando finalmente arrivò la notte del solstizio, il silenzio avvolse il paese. Nessuno osava mettere piede fuori, tranne il vecchio custode del cimitero, che conosceva bene la leggenda e sapeva cosa fare: Aveva preparato un rituale per placare gli spiriti e impedire loro di lasciare il sacro terreno.

Mentre recitava le antiche formule, il terreno iniziò a tremare e dalle tombe si levò un coro di gemiti spettrali. Le lapidi si spaccarono e dalle crepe emersero le mani degli zombie, seguite dai loro corpi decomposti. Il custode non si perse d’animo e continuò il suo rituale, la voce forte contro il vento che ululava.

All’alba, il paese si svegliò nel silenzio. Il custode era scomparso ma il cimitero era intatto, come se nulla fosse accaduto. Gli abitanti si chiesero se fosse stato solo un sogno ma nel profondo sapevano che il custode aveva sacrificato se stesso per salvare il paese. E così, la leggenda degli zombie che “ogni tanto ritornano” continuò a vivere, un monito per le generazioni future a non dimenticare mai il coraggio di un uomo e il mistero che si celava sotto la loro terra.

Questa è la storia degli zombie che ogni tanto ritornano, un racconto che si tramanda di generazione in generazione, ricordando a tutti che alcune leggende nascondono verità che non dovrebbero mai essere dimenticate.

Nel 1982, quando avevo 11 anni, per la prima volta ho visto dal vivo un computer. Era un IBM/360; nel 1983, per la prima volta nella mia vita, ho acceso il mio computer. Nel 1985 sulla mia scrivania apparvero un mouse e una scatola con alcuni floppy disk da 5"1/4. Ora ho circa 50 anni; ogni mattina apro il lid del mio MacBook Pro, che è n volte più potente, più veloce e più piccolo di un IBM/360, di un VIC-20 e di un Apple //c insieme. Ma nulla può superare l'emozione che ho provato entrando in quella rumorosa sala macchine, di scrivere su uno schermo così buffo e piccolo e di annusare la plastica dei miei primi supporti di memoria di massa, oramai obsoleti.